Io viaggio da sola, Salina è una bella opportunità – di Alessandra Moneti

Nelle guide internazionali l’immancabile capitolo “per chi viaggia da sola” è sempre un po’ tristolino, e soprattutto una serie di freni e divieti, dal non fare autostop al mai troppo tardi la sera. Il Signum a Salina “per chi viaggia da sola” è invece una bella opportunità. Che io consiglio come prima sosta ideale nell’isola più verde e agricola delle Eolie per prendere fiato, orientarsi, annusare l’atmosfera per poi dipanare il filo della vacanza. Un tempo sospeso di due, meglio tre giorni. Più volte nella vita.

La Snav ti catapulta da Napoli a Salina in sei ore circa, direttamente, e chiusi in aliscafo non si sente come cambia la brezza di questo arcipelago da visitare in ogni stagione. Il mare c’è all’arrivo, ma è soprattutto il verde ad accoglierti come in un anfiteatro. Quello dei piccoli appezzamenti coltivati, la bella fioritura dei capperi sui muretti, i giardini coi profumi dimenticati, la vite che fa capolino tra le case e lungo la strada che sale a Malfa.

Qui, dove d’estate è consentita la circolazione solo a mezzi elettrici, nasce l’idea di “isola verde” e ha sede il comitato promotore per l’Area marina protetta, un caleidoscopio di idee che spaziano dalla cucina etica di Martina Caruso “per rispetto della natura e dei fornitori”, dice la giovane chef stellata, fino alla pescaturismo sostenibile, con percorsi didattico-divulgativi sia di terra che di mare promossi da diversi accoglienti alberghi e realtà insulari.

Soggiornando al Signum questo fermento di idee le respiri e le ascolti ma tu sei lì per detox, disconnessa perché la rete wi-fi c’è e non c’è, e allora meglio alzare lo sguardo dal pc. Guardi gli alberi in giardino di questo buen retiro a 4 stelle ed è un attimo aver voglia di assaggiare una granita di limone. Il giorno dopo, a colazione, c’è chi ti chiede se deve raccogliere un limone per la tua granita. Già ti sanno, bello, ma sono pronti a stupirti con la colazione gastronomica proposta da Martina. Formaggi dei Nebrodi, salumi, miele dell’Etna, confetture della casa, pomodori dell’orto tagliati al tavolo con le forbicione dello chef. Da ferma, in un tavolo forse troppo piccolo, si delinea un percorso di sapori della Sicilia tutta. Mentre i sapori di Salina esplodono la sera a cena, con Luca Caruso che generosamente sbicchiera, e crea link tra un tavolo e l’altro, portando in degustazione etichette di vino e champagne da sogno.

La giornata è passata veloce, anche perché i massaggi all’olio di capperi è un unicum da sperimentare, ma anche perché a casa, cioè al Signum, c’è il mondo. Ma quello non è lo scrittore Alessandro Baricco? Certo, e stasera puoi sentire la compagna suonare in concerto in una rassegna promossa dal lungimirante sindaco, Clara Rametta. Ma le foto alle pareti sono di quel Giò Martorana che vedo seduto al bar? Sì, e così andando tra piscina e la hall in un crocevia di chef internazionali, attori e soprattutto amanti di vino e della cucina più autentica.

Alessandra Moneti

Romana doc, è esperta di Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico, oggi giornalista professionista in forza all’Ansa. È autrice, insieme all’economista esperto del settore alimentare Denis Pantini, del libro “Ci salveranno gli chef. Il contributo della cucina italiana alla crescita del sistema agroalimentare”.